Caro Gaspare questo progetto è molto eccitante.
Devo confessare che non avrei mai pensato che si sarebbe realizzato.
Ora mi sento emozionata.Laurie Pepper
PEPPER LEGACY – The music of Art Pepper
PEPPERLEGACY vuole essere un tributo vero ed onesto ad un grande maestro del sassofono attraverso la riproposizione delle sue tante ed interessantissime composizioni originali con i musicisti che lo hanno accompagnato negli ultimi strepitosi anni della sua carriera. Musicisti formidabili tuttora all’apice di carriere straordinarie: George Cables, David Williams, Carl Burnett, assente in Europa da circa venti anni, ma anche Milcho Leviev, Bob Mangusson e Tony Dumas.
Il progetto è stato “benedetto” dal grande Phil Woods che non solo ne ha caldeggiato la realizzazione ma ha anche messo a disposizione una sua composizione inedita, scritta proprio in memoria dello scomparso collega ed amico: “au revoire ..
Riascoltare dal vivo, a più di trent’anni della scomparsa di Pepper, le straordinarie composizioni del musicista californiano e per di più con la sua sezione ritmica originaria è senza dubbio un’occasione unica ed imperdibile per ogni vero appassionato di jazz: Straight Life, Ophelia, Diane, Mambo Koyama, Blues for Blanche, My friend John, Valse Triste, The trip, Surf Ride, Make a list, True blues sono solo alcune delle perle musicali che nella stessa struttura melodica racchiudono ed esplicitano la poetica di Pepper e che da PEPPERLEGACY verranno riproposte con il rispetto dovuto al gigante Art.
Anni dopo la sua scomparsa la sua musica infatti risuona ancora nelle menti e soprattutto nel cuore di chi ama il jazz, la musica che più di ogni altra è in grado di suscitare le emozioni più autentiche e profonde
Chi ha ascoltato la musica di Pepper (1925/1982), che già negli anni cinquanta – in piena epoca parkeriana – primeggiava nelle classifiche di Down Beat e che nel corso della sua sfortunata vita avrebbe conosciuto gli abissi più profondi, sa bene che pochi musicisti nella storia della musica afroamericana hanno saputo coniugare una tale maestria tecnico-strumentale con il proprio vissuto personale. Un’esistenza quella di Pepper segnata da vicende incredibili che hanno inevitabilmente interferito con la sua comunque straordinaria carriera. Un intreccio di vita e arte ben narrato nell’autobiografia “Straight Life” scritta con l’adorata moglie Laurie.
Vicende personali a parte, ad Art è riconosciuta in modo unanime l’originalità e l’aspetto emozionale del suo linguaggio musicale; chi ha avuto la fortuna di assistere ad un concerto della fase finale della sua carriera, dal 1975 al 1982 dopo anni di oblio pressoché totale, sa di aver assistito ad un evento umanamente e musicalmente straordinario. Le emozioni che Pepper sapeva trasmettere con il suo contralto arrivavano dal più alto dei cieli e dal più profondo degli inferi, in una sorta di magma sonoro pregno di un’energia quasi ipnotica; il Pepper “californiano” strumentalmente ineccepibile e padrone di un fraseggio assolutamente riconoscibile, nel corso degli anni aveva mutato lo spessore del suono (più scuro, grosso e a volte ruvido) e distillato le note (a volte pochissime, limpidissime ma pesanti come macigni). La sua musica, negli ultimi anni, era una sorta di offerta totale e indifesa di tutta la sua anima; era come se dicesse ad ognuno che l’ascoltava “ecco, questo sono io, nel bene e nel male. Vi sto dando la mia vita ed il mio cuore”.
Art Pepper ci ha insegnato – come i più grandi maestri della musica afroamericana – come una sola nota ne possa valere più di cento e come l’onestà di raccontarsi senza riserve possa essere pericoloso (alcune performances sono state decisamente al di sotto delle sue incredibili potenzialità comunicative) ma necessario per poter arrivare dritto al cuore dell’ascoltatore.